L’aspettava da sette anni, anche se a lui è sembrata una vita intera.

Venerdì prossimo, 9 febbraio, la storia di Mimmo Zardo, 39 anni, papà del piccolo Erik accusato ingiustamente dell’ex moglie ucraina di maltrattamenti e violenza, si concluderà.

In tribunale, a Torino, il giudice Paola Meroni emetterà una sentenza a carico di Tetyana Gordiyenko, accusata di sequestro di persona e sottrazione internazionale di minori.

Per lei, lo scorso venerdì 26 gennaio, il pm Laura Ruffino, durante l’udienza conclusiva del processo, ha chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi, a cui dovrebbe aggiungersi il pagamento del risarcimento, richiesto da Mimmo Zardo e dalla nonna del piccolo, costituitosi parti civili.

La storia è arcinota e ha commosso, negli ultimi anni, mezzo Canavese.

Era il 14 maggio 2012, quando la moglie, Tetyana Gordiyenko, se ne andò via dall’Italia, portandosi con  sè il figlio, Erik, per tornare in Ucraina, suo paese di origine.

Una decisione presa così, senza confrontarsi con il papà, nata dalla fine di un rappporto ormai in crisi da tempo e che aveva costretto l’intervento dei servizi sociali. Quegli stessi servizi sociali che non sono riusciti a impedire la fuga lasciando un padre solo e disperato, la cui unica speranza è stata appellarsi alla giustizia italiana.

Mimmo Zardo ha ottenuto l’affido esclusivo. E’ riuscito, lottando e resistendo, a dimostrare di essere un bravo genitore.

Due settimane fa è anche stato assolto dalle accuse di violenze e maltrattamenti dal giudice Elena Stoppini perchè il fatto non sussiste.

Ma non basta. Il lieto fine, qui, non c’è.

Poter riabbracciare Erik resta ancora un miraggio.

I giudici, non senza fargli patire le pene dell’inferno, gli hanno riconosciuto l’affidamento esclusivo, giudicando decaduta la patria potestà della donna. Nei fatti, però, la distanza di migliaia di chilometri.

E la beffa: era infatti in corso, a carico di Mimmo Zardo, il processo penale per maltrattamenti aperto dal Tribunale di Ivrea in seguito alla denuncia sporta da Tetyana Gordiyenko, nell’ambito di un matrimonio che nel 2011 stava già giungendo al capolinea.

Durante le trenta e più udienze del processo, la Procura ha disposto tre rogatorie internazionali, costate otto mila euro, in modo da ottenere la trasmissione delle dichiarazioni della donna direttamente dall’Ucraina, in base al contraddittorio richiesto dalla difesa.

Per la sentenza si deve aspettare venerdì 9.

Per chi ha infangato il mio nome – scrive il suo sfogo Mimmo Zardo, per chi ha sperato fino all’ultimo nel mio cedimento.

Per chi mi ha torturato dall’alto del suo potere giuridico, per chi del potere istituzionale ha abusato. Per chi non era ancor sazio del mio sangue, versato in 6 anni e 30 udienze di un processo infame, vergognoso per l’Italia stessa.

Per chi ha reso mio figlio orfano di padre vivente, per chi del padre ha distrutto in lui l’immagine e l’ideale, rovinandolo. Per chi ha sperato che giungesse su di me il colpo di grazia dell’ingiustizia, e fosse premiata la calunnia la viltà ed il sotterfugio. Per queste tristi figure subumane, giunga oggi esplosiva la notizia che ogni accusa nei miei confronti era infondata.

Mimmo, il papà di Erik, è stato assolto da tutte le imputazioni.

La dignità storica di un padre ed un figlio, finalmente riabilitate”.

FONTE: https://www.giornalelavoce.it/alice-superiore-caso-mimmo-zardo-venerdi-tribunale-la-sentenza-286458

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